La Prussia fino al 1945 ha rappresentato lo stato più importante all’interno della confederazione tedesca. Prima come Regno che attraverso le guerre di Bismarck costruì l’impero tedesco e poi come libero stato all’interno della Repubblica di Weimar fu l’elemento determinante per gli equilibri politici della Germania. Normalmente quando leggiamo la storia tedesca si omette questo importante ruolo e considerandola una regione interna non vengono apprezzate le dinamiche politiche di cui fu oggetto. Non si deve dimenticare che gli stati, nella confederazione, avevano ampia autonomia e che quello prussiano rappresentava i due terzi di tutto il Paese.

Analizzare quindi le sue vicende è importante per capire meglio l’ascesa del nazismo negli anni trenta. Le divisioni in seno alla sinistra, l’atteggiamento dei partiti liberali e borghesi nonché di quelli conservatori prussiani, le mosse dei loro dirigenti ed anche il tradimento degli ideali di cui furono capaci ci chiariranno l’evoluzione di quegli anni.
Innanzitutto con la fine della guerra, nel 1918/19, ci fu un breve dibattito sulla necessità di mantenere uno stato così grande all’interno della repubblica. La socialdemocrazia era principalmente schierata per una suddivisione in più regioni, anche per ragioni ideali. La Prussia di Bismarck aveva costruito il nuovo impero con “il sangue e con il ferro” soprattutto contro le componenti democratiche della società tedesca e questa pesante eredità veniva vista in maniera negativa.

Altra motivazione consisteva nella ricerca di trovare una maggiore uniformità di grandezza tra le varie componenti federali. Un blocco statale così esteso e popolato, che per forza di cose influenzava maggiormente la politica nazionale rispetto alle componenti più piccole, aveva sempre rappresentato un elemento di attrito. La rivalità con la Baviera non si era di certo attenuata con l’instaurazione dell’Impero nel 1871 e l’insofferenza verso Berlino aveva prodotto significative tensioni: una su tutte la Kulturkampf di Bismarck contro la Chiesa Cattolica. Persino durante la prima guerra mondiale ogni stato aveva le sue formazioni militari indipendenti all’interno dell’esercito. Questo dibattito comunque non approdò a nulla e rimase solo negli intenti di alcuni politici.

Le perdite territoriali della Germania a seguito della vittoria degli Alleati, e sancite dal trattato di Versailles, videro la Prussia pagarne il prezzo più alto, con l’esclusione delle colonie e dell’Alsazia-Lorena. Le sue regioni più orientali erano di fatto separate dal corridoio di Danzica, che fu ceduto ai polacchi insieme ad altri territori abitati prevalentemente da tedeschi. Alcuni dipartimenti a Ovest passarono al Belgio, la parte Nord dello Schleswig-Holstein fu presa dalla Danimarca e la Renania venne occupata dai francesi che vantavano un ingente credito di guerra.

Gli articoli che affronteranno il “caso Prussia” ha proprio lo scopo di mettere in evidenza quanto decisive furono le scelte politiche dei suoi cittadini per la Germania, e per il mondo. Non a caso proprio le zone orientali con epicentro Königsberg e a Nord la regione dello Schleswig-Holstein saranno i veri trampolini di lancio per Hitler.