Il 16 settembre 2020 è stato un giorno molto importante per Ursula von der Leyen. Come ogni anno in questo periodo il presidente della Commissione europea ha pronunciato dinanzi al Parlamento europeo il discorso sullo stato dell’Unione: è stata l’occasione per fare il punto della situazione per l’anno appena trascorso e presentare le priorità per quello successivo: quello che dovrebbe portare ad un “nuovo corso per l’Europa” in tempo di crisi. Durante l’evento è stato ribadito che la strategia per la crescita dell’economia, pensata attraverso il NextGenerationEU, sarà strutturata attorno ai tre pilastri: il Green Deal europeo, un’Europa pronta per l’era digitale e un’economia al servizio delle persone. Il tutto avrà un valore di 750 miliardi di euro che con le integrazioni al bilancio dell’UE a lungo termine per il periodo 2021-2027 porteranno le coperture del bilancio a 1,85 trilioni di euro.
Successivamente alla Comunicazione politica è stata la volta delle linee guida tecniche con il Recovery Fund in pole position: il suo meccanismo principale, il Recovery and resilence facility è costruito sulla base di prestiti e trasferimenti in cambio di riforme. Purtroppo ha un regolamento che non è ancora stato definito perché in fase di negoziazione; mettere d’accordo tutti gli stati membri non sembra scontato e un rinvio al 2021 appare molto probabile.
Ognuno di questi tasselli dovrà poi unirsi a quelli che saranno i piani di ripresa nazionali contenenti le riforme e i progetti di investimento che si svilupperanno di pari passo ai progetti del semestre europeo. Le indicazioni di base per i piani verranno dalle severe Raccomandazioni Paese che ogni anno la Commissione redige. Verrà anche spiegato il meccanismo di controllo interno sull’uso dei fondi che gli Stati dovranno mettere in piedi per verificare che i soldi destinati non siano doppi finanziamenti o sovrapposizioni e che tutte le condizionalità vengano rispettate. Semplice, no?
Andiamo ora sul concreto e vediamo come tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad ora si concretizza in Friuli Venezia Giulia.
La domanda che da giorni circola è la seguente: che cosa fare con quei quattro miliardi (perché questa è la ciccia) che pare debbano arrivare dalle nostre parti tra il 2023 e il 2026? I politici locali non sono stati con le mani in mano. “Abbiamo una grande occasione e adesso dobbiamo sfruttarla” sono le parole dell’Assessore alle Infrastrutture e Territorio Graziano Pizzimenti che sta sicuramente pensando a grandi opere di cementificazione e devastazione del territorio dalla non ancora dimostrata necessità: forse il raddoppio della Cimpello-Sequals con il suo prolungamento sino a Gemona, o i trafori del Monte Rest e di Monte Croce Carnico per i quali sembra essere quasi pronto uno studio di fattibilità. Dopo di che ci sarebbero: ponti, scuole, piste ciclabili, turismo, agricoltura e industria 4.0. Grande assente è un progetto complessivo o come si sarebbe detto una volta, una visione d’ insieme di Regione. Al momento l’unica prospettiva certa è quella dell’assalto alla diligenza dei finanziamenti europei.