Comunque la si pensi sabato 17 giugno il M5S ha avuto il coraggio di fare una manifestazione a Roma sul tema della precarietà, sfidando il tritacarne dei media e il giudizio interessato delle altre forze politiche, che, dall’alto dell’occupazione militare dello spazio televisivo, non vedevano l’ora di azzannare la preda.
Una manifestazione che, dati i tempi tristi nei quali viviamo, ha visto una nutrita partecipazione di persone, e in una fase dominata dal diffuso scetticismo e disincanto nei confronti della partecipazione politica non è poca cosa. Ovviamente, ieri le trasmissioni e i giornali erano dominati dalla conta delle persone per metro quadro per dimostrare il flop del corteo e dalle frasi di Grillo sulle “brigate di cittadinanza”, ho visto un ridicolo Massimo Franco esprimersi con sussiego sulla “gravità” delle frasi stesse, come se Grillo stesse rifacendo le Br con Curcio, quando qualunque essere senziente che abbia sentito le parole di Grillo non può che aver capito quanto fossero paradossali, e dalla presenza della Schlein, e di Fratoianni in subordine, alla manifestazione.
Sempre ovviamente, i media sono oramai scontati come una puntata di Porta a Porta, i “giornalisti” hanno dato ampio spazio ai malpancisti del Pd, quelli che giubilano periodicamente ogni segretario del Pd, ne eleggono uno nuovo e lo reinfilzano subito dopo, per cui: se non fosse andata sarebbe stata invisibile, se ci va invece è “subalterna” al leninista Conte che si appresta a fare la rivoluzione, e quindi si spaventano i moderati… Se le reazioni sono queste, Conte e i 5S l’hanno azzeccata, meglio loro che almeno ci provano rispetto al clima obitoriale che pervade la politica italiana.
Bisogna riconoscere che rispetto alla quasi totalità delle forze politiche presenti in Parlamento, la maggioranza delle quali non parla d’altro che di non “spaventare i mercati”, di “unire i moderati”, di “fare le riforme”, quelle che piacciono a Confindustria, ovviamente, di “fare i compiti a casa”, sotto dettatura della maestra europea, possibilmente, il M5S si è ricavato uno spazio autonomo di critica delle politiche pubbliche convenzionali, diciamo così, anche di stampo economico, distanziandosi dal discorso dominante. Un posizionamento conflittuale col sistema delle relazioni politiche date che ha uno scopo, non solo programmatico, nel cercare di imporre i temi sociali che hanno sostanziato la svolta di Conte che rompe col governo Draghi, certamente, ma l’obiettivo politico più ambizioso è quello di stanare il Partito Democratico sul terreno dei temi che interessano la maggioranza del paese per “verificare” sul campo la svolta della Schlein, che finora è apparsa piuttosto incerta, e tentare di costruire su un piano più avanzato un rapporto col Pd che non rimanga confinato ad un mero accordo di bottega elettorale.
Questo è il succo dell’operazione messa in campo dal M5S, un tentativo ambizioso e di difficile messa in pratica, diciamolo senza infingimenti, ma è l’unica chance vera per costruire un’alternativa non solo formale alla Meloni, tanto che la reazione del precario establishment economico-finanziario del paese, e dei suoi accoliti politici, è stata virulenta e immediata. La canea veicolata dai media ha l’obiettivo, sotto la superficie di un attacco pretestuoso, qualcuno crede sul serio alla vulgata del Grillo brigatista?, di mettere in crisi questo disegno politico, gettandovi discredito ad arte per demolire Conte, e il suo riposizionamento sui temi sociali, e il nuovo corso del Pd.
Ed è veramente singolare che il sistema informativo non abbia speso una parola per affrontare il tema della manifestazione, che era pur sempre la precarietà che ha pervaso il tessuto lavorativo del paese, in una fase storica dominata dal lavoro povero e da retribuzioni che reclamano vendetta, ma abbia puntato l’obiettivo esclusivamente sull’aspetto politico della questione, scoprendo il gioco che i poteri che contano vogliono portare avanti. Malafede politica e subalternità ideologica viaggiano appaiati.