Il professor John J.Mearsheimer, del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Chicago, è tornato ieri sulla cruciale questione delle responsabilità del conflitto in Ucraina. Mearsheimer, esponente della scuola di pensiero realista delle relazioni internazionali, in questo saggio – come del resto ha sempre fatto – si affida a un metodo rigorosamente razionale di ricerca, rifuggendo da certe conclusioni retorico/propagandistiche – largamente infondate perchè basate su mere pulsioni emozioniali, sentori o falsificazioni – alle quali i nostri maggiori mezzi di comunicazione ci hanno abituato. I processi non si svolgono senza solide prove. Qual è il contesto di riferimento nell’ambito del quale – nelle condizioni date – si assumono determinate decisioni?
Il collegamento al saggio originale è nel primo commento. La traduzione è mia.
Chi ha causato la guerra in Ucraina? JOHN J. MEARSHEIMER 5 agosto 2024
La questione di chi sia responsabile della guerra in Ucraina è una questione profondamente controversa sin da quando la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022.
La risposta a questa domanda è estremamente importante perché per una serie di ragioni, la più importante delle quali è che l’Ucraina è stata effettivamente distrutta, per cui la guerra è stata un disastro. Ha perso una parte sostanziale del suo territorio e probabilmente ne perderà di più, la sua economia è a pezzi, un numero enorme di ucraini è sfollato o è fuggito dal paese, inoltre ha subito centinaia di migliaia di vittime. Naturalmente, anche la Russia ha pagato un significativo prezzo di sangue. A livello strategico, le relazioni tra Russia ed Europa, per non parlare di quelle fra Russia e Ucraina, sono state rovinate per il prossimo futuro, il che significa che la minaccia di una importante guerra in Europa ci accompagnerà ben oltre dopo che la guerra in Ucraina si sarà trasformata in un conflitto congelato. Chi è responsabile di questo disastro è una domanda che non scomparirà presto e diventerà probabilmente più importante man mano che l’entità del disastro diventerà più evidente a sempre più persone.
La teoria generalmente accettata in Occidente è che Vladimir Putin è responsabile di aver causato la guerra in Ucraina. L’invasione mirava a conquistare tutta l’Ucraina e a renderla parte di una Russia più grande, così si sostiene. Una volta raggiunto questo obiettivo, i russi si sarebbero mossi per creare un impero nell’Europa orientale, proprio come fece l’Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Quindi, Putin è in definitiva una minaccia per l’Occidente e deve essere affrontato con la forza. In breve, Putin è un imperialista con un piano generale che si adatta perfettamente a una ricca tradizione russa.
L’argomento alternativo, con cui mi identifico e che è chiaramente la visione minoritaria in Occidente, è che gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno provocato la guerra. Questo non significa negare, ovviamente, che la Russia abbia invaso l’Ucraina e abbia iniziato la guerra. Ma la causa principale del conflitto è la decisione della NATO di far entrare l’Ucraina nell’alleanza, che praticamente tutti i politici russi vedono come una minaccia esistenziale che deve essere eliminata. L’espansione della NATO, tuttavia, fa parte di una strategia più ampia che è stata progettata per fare dell’Ucraina un baluardo occidentale al confine con la Russia. Portare Kiev nell’Unione Europea (UE) e promuovere una rivoluzione colorata in Ucraina – trasformandola in una democrazia liberale filo-occidentale – sono gli altri due aspetti di questa politica. I leader russi temono tutti e tre gli aspetti, ma quello più temuto è l’espansione della NATO. Per affrontare questa minaccia, la Russia ha lanciato una guerra preventiva il 24 febbraio 2022.
Il dibattito su chi ha causato la guerra in Ucraina si è recentemente acceso quando due importanti leaders occidentali – l’ex presidente Donald Trump e l’importante parlamentare britannico Nigel Farage – hanno sostenuto che l’espansione della NATO è stata la forza determinante del conflitto. Non è sorprendente che i loro commenti siano stati accolti da un feroce contrattacco da parte dei difensori della teoria convenzionale. Vale anche la pena notare che il Segretario generale uscente della NATO, Jens Stoltenberg, ha affermato due volte nell’ultimo anno che “il presidente Putin ha iniziato questa guerra perché voleva chiudere la porta della NATO e negare all’Ucraina il diritto di scegliere la propria strada”. Praticamente nessuno in Occidente ha contestato questa straordinaria ammissione del capo della NATO e lui non l’ha ritrattata.
Il mio scopo qui è fornire un quadro che esponga i punti chiave che supportano la visione secondo cui Putin ha invaso l’Ucraina non perché fosse un imperialista intenzionato a rendere l’Ucraina parte di una Russia più grande, ma principalmente a causa dell’espansione della NATO e degli sforzi dell’Occidente per rendere l’Ucraina una roccaforte occidentale al confine con la Russia.
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Vorrei iniziare con le SETTE PRINCIPALI RAGIONI per mezzo delle quali confutare la teoria convenzionale.
PRIMO, non ci sono semplicemente prove anteriori al 24 febbraio 2022 che Putin volesse conquistare l’Ucraina e incorporarla nella Russia. I sostenitori della teoria convenzionale non sono in grado di citare nulla fra ciò che Putin ha scritto o detto che indichi vi fosse l’intenzione di conquistare l’Ucraina.
Quando gli viene contestato questo punto, i sostenitori della teoria convenzionale forniscono prove che hanno poca o nessuna attinenza con le motivazioni di Putin relative all’invasione dell’Ucraina. Ad esempio, alcuni sottolineano che egli ha detto che l’Ucraina è uno “stato artificiale” o non è uno “stato reale”. Tali vaghi commenti, tuttavia, non dicono nulla sul motivo per cui egli è andato in guerra. Lo stesso vale per l’affermazione di Putin secondo cui egli vede russi e ucraini come “un popolo” con una storia comune. Altri sottolineano che egli ha definito il crollo dell’Unione Sovietica “la più grande catastrofe geopolitica del secolo”. Ma Putin ha anche detto: “Chi non rimpiange l’Unione Sovietica non ha cuore. Chi la rivuole indietro non ha cervello”. Altri ancora indicano un discorso in cui Putin ha dichiarato che “l’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia o, per essere più precisi, dalla Russia bolscevica e comunista”. Ma questo difficilmente costituisce una prova che egli fosse interessato a conquistare l’Ucraina. Inoltre, è affermato nello stesso discorso: “Certo, non possiamo cambiare gli eventi passati, ma dobbiamo almeno ammetterli apertamente e onestamente”.
Per sostenere che Putin fosse intenzionato a conquistare tutta l’Ucraina e ad annetterla alla Russia, è necessario fornire prove che 1) egli pensasse che fosse un obiettivo desiderabile, 2) pensasse che fosse un obiettivo fattibile e 3) intendesse perseguire quell’obiettivo. Non ci sono prove nei documenti pubblici che Putin stesse contemplando e tanto meno intendesse porre fine all’Ucraina come stato indipendente e renderla parte della grande Russia, quando ha inviato le sue truppe in Ucraina il 24 febbraio 2022.
In realtà, ci sono prove significative che Putin ha riconosciuto l’Ucraina come paese indipendente. Nel suo noto saggio del 12 luglio 2021 sulle relazioni russo-ucraine, che i sostenitori della teoria convenzionale spesso indicano come prova delle sue ambizioni imperiali, dice al popolo ucraino: “Volete stabilire un vostro stato: siete i benvenuti!” Riguardo a come la Russia dovrebbe trattare l’Ucraina, scrive: “C’è una sola risposta: con rispetto”. Conclude quel lungo articolo con le seguenti parole: “E cosa sarà l’Ucraina, spetta ai suoi cittadini deciderlo”. Queste affermazioni sono in netto contrasto con l’affermazione secondo cui Putin voleva incorporare l’Ucraina in una Russia più grande.
Nello stesso saggio del 12 luglio 2021 e di nuovo in un importante discorso pronunciato il 21 febbraio 2022, Putin ha sottolineato che la Russia accetta “la nuova realtà geopolitica che ha preso forma dopo lo scioglimento dell’URSS”. Ha ribadito lo stesso punto per la terza volta il 24 febbraio 2022, quando ha annunciato che la Russia avrebbe invaso l’Ucraina. In particolare, ha dichiarato che “Non è nei nostri piani occupare il territorio ucraino” e ha chiarito di rispettare la sovranità ucraina, anche se solo fino a un certo punto: “La Russia non può sentirsi al sicuro, svilupparsi ed esistere mentre affronta una minaccia permanente dal territorio dell’Ucraina odierna”. In sostanza, Putin non era interessato a rendere l’Ucraina parte della Russia; era interessato a fare in modo che non diventasse un “trampolino di lancio” per l’aggressione occidentale contro la Russia.
SECONDO, non ci sono prove che Putin stesse preparando un governo fantoccio per l’Ucraina, coltivando leader filo-russi a Kiev o perseguendo misure politiche che avrebbero reso possibile occupare l’intero paese e alla fine integrarlo nella Russia.
Questi fatti contraddicono l’affermazione che Putin fosse interessato a cancellare l’Ucraina dalla carta geografica.
TERZO, Putin non aveva truppe neanche lontanamente sufficienti per conquistare l’Ucraina.
Cominciamo con i numeri complessivi. Ho stimato a lungo che i russi abbiano invaso l’Ucraina con al massimo 190.000 soldati. Il generale Oleksandr Syrskyi, l’attuale comandante in capo delle forze armate ucraine, ha recentemente affermato in un’intervista a The Guardian che la forza di invasione della Russia era forte solo di 100.000 uomini. In effetti, The Guardian ha menzionato lo stesso numero prima dell’inizio della guerra. Non c’è modo che una forza di 100.000 o di 190.000 uomini possa conquistare, occupare tutta l’Ucraina e assorbirla in una Russia più grande.
Consideriamo che quando la Germania invase la metà occidentale della Polonia nel settembre 1939, la Wehrmacht contava circa 1,5 milioni di uomini. L’Ucraina è geograficamente più grande di oltre 3 volte la metà occidentale della Polonia del 1939 e l’Ucraina nel 2022 aveva quasi il doppio della popolazione rispetto alla Polonia quando i tedeschi la invasero. Se accettiamo la stima del generale Syrskyi secondo cui 100.000 unità di truppe russe hanno invaso l’Ucraina nel 2022, ciò significa che la Russia aveva una forza di invasione che era 1/15 delle dimensioni della forza tedesca che entrò in Polonia. E quel piccolo esercito russo stava invadendo un paese che era molto più grande della Polonia, sia in termini di dimensioni territoriali che di popolazione.
A parte i numeri, c’è la questione della qualità dell’esercito russo. Per cominciare, era una forza militare in gran parte progettata per difendere la Russia da un’invasione. Non era un esercito pronto a lanciare una grande offensiva che avrebbe finito per conquistare tutta l’Ucraina, e tanto meno minacciare il resto dell’Europa. Inoltre, la qualità delle forze combattenti lasciava molto a desiderare, poiché i russi non si aspettavano una guerra quando la crisi iniziò ad accendersi nella primavera del 2021. Quindi, avevano avuto poche possibilità di addestrare una forza d’invasione qualificata. In termini sia di qualità che di quantità, la forza d’invasione russa non era lontanamente paragonabile alla Wehrmacht della fine degli anni ’30 e dell’inizio degli anni ’40.
Si potrebbe sostenere che i leader russi pensassero che l’esercito ucraino fosse così piccolo e così male armato che il loro esercito avrebbe potuto facilmente sconfiggere le forze dell’Ucraina e conquistare l’intero paese. In realtà, Putin e i suoi luogotenenti erano ben consapevoli che gli Stati Uniti e i loro alleati europei avevano armato e addestrato l’esercito ucraino sin dallo scoppio della crisi, il 22 febbraio 2014. Il grande timore di Mosca era che l’Ucraina stesse diventando di fatto un membro della NATO. Inoltre, i leader russi avevano osservato l’esercito ucraino, che era più grande della loro forza d’invasione, combattere efficacemente nel Donbass tra il 2014 e il 2022. Avevano sicuramente capito che l’esercito ucraino non era una tigre di carta che poteva essere sconfitta rapidamente e in modo decisivo, soprattutto perché aveva un forte sostegno dall’Occidente.
Infine, nel corso del 2022, i russi sono stati costretti a ritirare il loro esercito dall’oblast di Kharkiv e dalla parte occidentale dell’oblast di Kherson. Di fatto, Mosca ha ceduto il territorio che il suo esercito aveva conquistato nei primi giorni della guerra. Non c’è dubbio che la pressione dell’esercito ucraino abbia avuto un ruolo nel forzare il ritiro russo. Ma, cosa ancora più importante, Putin e i suoi generali si sono resi conto di non avere forze sufficienti per mantenere tutto il territorio che il loro esercito aveva conquistato a Kharkiv e a Kherson. Quindi, si sono ritirati e hanno costruito posizioni difensive più gestibili. Non è certo questo il comportamento che ci si aspetterebbe da un esercito che è stato costituito e addestrato per conquistare e occupare tutta l’Ucraina. Naturalmente, non essendo stato progettato per quello scopo non poteva riuscire a svolgere quel compito erculeo.
QUARTO, nei mesi precedenti l’inizio della guerra, Putin ha cercato di trovare una soluzione diplomatica alla crisi che fermentava.
Il 17 dicembre 2023, Putin ha inviato una lettera sia al presidente Joe Biden che al capo della NATO Stoltenberg, proponendo una soluzione alla crisi basata su una garanzia scritta che: 1) l’Ucraina non si sarebbe unita alla NATO, 2) nessuna arma offensiva sarebbe stata posizionata vicino ai confini della Russia e 3) le truppe e le attrezzature della NATO trasferite nell’Europa orientale dal 1997 sarebbero state riportate nell’Europa occidentale. Qualunque cosa si pensi della fattibilità di raggiungere un accordo basato sulle richieste iniziali di Putin, su cui gli Stati Uniti si sono rifiutati di negoziare, questo dimostra che egli stava cercando di evitare la guerra.
QUINTO, subito dopo l’inizio della guerra, la Russia ha contattato l’Ucraina per avviare i negoziati per porre fine alla guerra ed elaborare un modus vivendi tra i due paesi.
I negoziati tra Kiev e Mosca sono iniziati in Bielorussia appena quattro giorni dopo l’ingresso delle truppe russe in Ucraina. Il percorso bielorusso è stato infine sostituito da un percorso israeliano e da uno a Istanbul. Tutte le prove disponibili indicano che la Russia stava negoziando seriamente e non era interessata ad assorbire il territorio ucraino, fatta eccezione per la Crimea, che aveva annesso nel 2014, e forse il Donbass. I negoziati si sono conclusi quando gli ucraini, spinti dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, si sono ritirati dai negoziati, che stavano facendo buoni progressi proprio quando si sono conclusi.
Inoltre, Putin ha riferito che quando i negoziati erano in corso e stavano facendo progressi, gli è stato chiesto di rimuovere le truppe russe dall’area intorno a Kiev come gesto di buona volontà, cosa che ha fatto il 29 marzo 2022. Nessun governo in Occidente e nessun politico allora in carica ha contestato l’affermazione di Putin, che è direttamente in contrasto con l’affermazione che egli era intenzionato a conquistare tutta l’Ucraina.
SESTO, tralasciando l’Ucraina, non c’è un briciolo di prova che Putin stesse contemplando la conquista di altri paesi nell’Europa orientale.
Inoltre, l’esercito russo non è abbastanza grande da invadere tutta l’Ucraina, figuriamoci se lo è per cercare di conquistare gli stati baltici, la Polonia e la Romania. Non solo: tutti quei paesi sono membri della NATO, il che significherebbe quasi certamente una guerra con gli Stati Uniti e i suoi alleati.
SETTIMO, quasi nessuno in Occidente ha sostenuto che Putin avesse ambizioni imperiali, da quando prese le redini del potere nel 2000 fino all’inizio della crisi ucraina il 22 febbraio 2014. A quel punto, è diventato improvvisamente un aggressore imperiale. Perché? Perché i leader occidentali avevano bisogno di una ragione per incolpare lui di aver causato la crisi.
Probabilmente, la prova migliore che Putin non è mai stato visto come una seria minaccia durante i suoi primi quattordici anni in carica è che è stato invitato come ospite al vertice NATO di Bucarest dell’aprile 2008, dove l’alleanza ha annunciato che Ucraina e Georgia sarebbero diventate suoi membri. Putin, ovviamente, si è infuriato per quella decisione e ha reso nota la sua rabbia. Ma la sua opposizione a quell’annuncio non ha avuto quasi alcun effetto su Washington perché l’esercito russo è stato giudicato troppo debole per fermare un ulteriore allargamento della NATO, proprio come era stato troppo debole per fermare le ondate di espansione del 1999 e del 2004. L’Occidente pensava di poter nuovamente far ingoiare alla Russia l’espansione della NATO.
Analogamente, l’allargamento della NATO prima del 22 febbraio 2014 non aveva lo scopo di contenere la Russia. Dato il triste stato della potenza militare russa, Mosca non era in grado di conquistare l’Ucraina, tanto meno di perseguire politiche revansciste nell’Europa orientale. È significativo che l’ex ambasciatore statunitense a Mosca Michael McFaul, che è un fermo difensore dell’Ucraina e un critico feroce di Putin, abbia notato che la presa della Crimea da parte della Russia nel 2014 non era stata pianificata prima dello scoppio della crisi; è stata una mossa impulsiva in risposta al colpo di stato che ha rovesciato il leader filo-russo dell’Ucraina. In breve, l’espansione della NATO non aveva lo scopo di contenere una minaccia russa, perché in Occidente nessuno pensava ad alcuna minaccia.
Fu solo quando è scoppiata la crisi ucraina nel febbraio 2014 che gli Stati Uniti tati e i suoi alleati hanno improvvisamente iniziato a descrivere Putin come un leader pericoloso, con ambizioni imperiali, e la Russia come una seria minaccia militare che la NATO doveva contenere. Questo brusco cambiamento di retorica è stato progettato per ottenere uno scopo essenziale: consentire all’Occidente di incolpare Putin per la crisi e assolvere l’Occidente dalla sua responsabilità. Non sorprende che questa rappresentazione di Putin abbia guadagnato molto più seguito dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022.
C’è un aspetto nella teoria convenzionale che vale la pena menzionare. Alcuni sostengono che la decisione di Mosca di invadere l’Ucraina abbia poco a che fare con Putin stesso e faccia invece parte di una tradizione espansionistica che precede Putin e che è profondamente radicata nella società russa. Questa propensione all’aggressività, che si dice sia guidata da forze interne, non da un ambiente esterno che minaccia alla Russia, ha spinto praticamente tutti i leaders russi, nel tempo, a comportarsi in modo violento nei confronti dei loro vicini. Non si può negare che Putin sia al comando in questa vicenda o che abbia condotto la Russia in guerra, ma si dice che egli abbia poche possibilità di scegliere come agire. Qualsiasi altro leader russo avrebbe probabilmente agito allo stesso modo.
Ci sono due pecche in questa argomentazione. Per cominciare, essa è non-falsificabile, poiché il tratto radicato nella società russa che produce questo impulso aggressivo non viene mai identificato. Si dice che i russi siano sempre stati aggressivi, indipendentemente da chi sia al comando, e lo saranno sempre. È quasi come se fosse nel loro DNA. La stessa affermazione è stata fatta una volta sui tedeschi, che sono stati spesso ritratti durante il ventesimo secolo come aggressori congeniti. Argomentazioni di questo tipo non vengono prese sul serio nel mondo accademico, per una buona ragione.
Inoltre, quasi nessuno negli Stati Uniti o nell’Europa occidentale ha descritto la Russia come innatamente aggressiva tra il 1991 e il 2014, quando è scoppiata la crisi ucraina. Al di fuori della Polonia e degli stati baltici, la paura dell’aggressione russa non è stata una preoccupazione espressa frequentemente durante quei ventiquattro anni, il che invece ci si sarebbe aspettato se i russi fossero inclini all’aggressione. Sembra chiaro che l’improvvisa comparsa di questa linea argomentativa è stata una comoda scusa per incolpare la Russia di aver causato la guerra in Ucraina.
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Permettetemi di passare ad altro e di esporre le TRE PRINCIPALI RAGIONI per cui si pensa che l’espansione della NATO sia stata la causa principale della guerra in Ucraina.
IN PRIMO LUOGO, i leader russi in generale hanno ripetutamente affermato prima dell’inizio della guerra che consideravano l’espansione della NATO in Ucraina una minaccia esistenziale che doveva essere eliminata.
Putin ha rilasciato numerose dichiarazioni pubbliche esponendo questa linea argomentativa prima del 24 febbraio 2022. Parlando al Consiglio del Ministero della Difesa il 21 dicembre 2021, ha affermato: “ciò che stanno facendo, o pianificando di fare in Ucraina, non sta accadendo a migliaia di chilometri di distanza dal nostro confine nazionale. È sulla soglia di casa nostra. Devono semplicemente capire che non abbiamo nessun altro posto dove ritirarci. Pensano davvero che non vediamo queste minacce? O pensano che staremo semplicemente a guardare emergere minacce alla Russia senza far niente?” Due mesi dopo, in una conferenza stampa il 22 febbraio 2022, pochi giorni prima dell’inizio della guerra, Putin ha affermato: “Siamo categoricamente contrari all’adesione dell’Ucraina alla NATO perché ciò rappresenta una minaccia per noi e abbiamo argomenti al riguardo. Ne ho parlato ripetutamente in questa sala”. Ha poi chiarito di riconoscere che l’Ucraina stava diventando un membro di fatto della NATO. Gli Stati Uniti e i suoi alleati, ha affermato, “continuano a riempire le attuali autorità di Kiev di armi moderne”. Ha continuato dicendo che se ciò non fosse stato fermato, Mosca “si sarebbe ritrovata con un’anti-Russia armata fino ai denti. Ciò è totalmente inaccettabile”.
Anche altri leaders russi, tra cui il ministro della Difesa, il ministro degli Esteri, il vice ministro degli Esteri e l’ambasciatore russo a Washington, hanno sottolineato la centralità dell’espansione della NATO nel causare la crisi ucraina. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha espresso questo punto in modo succinto in una conferenza stampa del 14 gennaio 2022: “La chiave di tutto è la garanzia che la NATO non si espanderà verso est”.
Spesso si sente dire che i timori russi erano infondati perché non c’era alcuna possibilità che l’Ucraina si unisse all’alleanza nel prossimo futuro, se mai lo avesse fatto. In effetti, si dice che gli Stati Uniti e i loro alleati europei abbiano prestato poca attenzione all’ingresso dell’Ucraina nella NATO prima della guerra. Ma anche se l’Ucraina si fosse unita all’alleanza, ciò non sarebbe stato una minaccia esistenziale per la Russia, perché la NATO è un’alleanza difensiva. Pertanto, l’espansione della NATO non avrebbe potuto essere una causa della crisi originaria, scoppiata nel febbraio 2014, o della guerra iniziata nel febbraio 2022.
Questa linea di argomentazione è falsa. In effetti, la risposta occidentale agli eventi del 2014 è stata quella di raddoppiare la strategia esistente e avvicinare ulteriormente l’Ucraina alla NATO. L’alleanza ha iniziato ad addestrare l’esercito ucraino nel 2014, con una media di 10.000 truppe addestrate all’anno nei successivi otto anni. Nel dicembre 2017, l’amministrazione Trump ha deciso di fornire a Kiev “armi difensive”. Altri paesi della NATO si sono presto uniti all’azione, spedendo ancora più armi all’Ucraina. Inoltre, l’esercito, la marina e l’aeronautica ucraine hanno iniziato a partecipare a esercitazioni militari congiunte con le forze della NATO. Lo sforzo dell’Occidente di armare e addestrare l’esercito ucraino spiega in buona parte perché esso se l’è cavata così bene contro l’esercito russo nel primo anno di guerra. Come recitava un titolo del Wall Street Journal dell’aprile 2022, “Il segreto del successo militare dell’Ucraina: anni di addestramento NATO”.
A parte gli sforzi dell’alleanza per rendere l’esercito ucraino una formidabile forza combattente che potesse operare insieme alle truppe NATO, nel 2021 c’è stato un rinnovato entusiasmo in Occidente per l’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Allo stesso tempo, il presidente Zelensky, che non aveva mai mostrato molto entusiasmo per l’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza e che era stato eletto a marzo 2019 su una piattaforma che prometteva di lavorare con la Russia per risolvere la crisi in corso, all’inizio del 2021 ha cambiato rotta e non solo ha abbracciato l’adesione alla NATO per l’Ucraina, ma ha anche adottato un duro approccio nei confronti di Mosca.
Il presidente Biden, che si è trasferito alla Casa Bianca a gennaio 2021, era da tempo impegnato a far entrare l’Ucraina nella NATO ed era un super-falco nei confronti della Russia. Non sorprende che il 14 giugno 2021 la NATO abbia rilasciato un comunicato al suo vertice annuale, a Bruxelles, in cui si affermava: “Ribadiamo la decisione presa al vertice di Bucarest del 2008 secondo cui l’Ucraina diventerà membro dell’Alleanza”. Il 1° settembre 2021, Zelensky ha visitato la Casa Bianca, dove Biden ha chiarito che gli Stati Uniti erano “fermamente impegnati” con le “aspirazioni euro-atlantiche dell’Ucraina”. Poi, il 10 novembre 2021, il Segretario di Stato Antony Blinken e il suo omologo ucraino, Dmytro Kuleba, hanno firmato un importante documento: la “Carta USA-Ucraina sul partenariato strategico”. L’obiettivo di entrambe le parti, affermava il documento, è di “sottolineare … un impegno per l’attuazione da parte dell’Ucraina delle riforme profonde, complete e necessarie per la piena integrazione nelle istituzioni europee ed euro-atlantiche”. Riafferma inoltre esplicitamente l’impegno degli Stati Uniti nei confronti della “Dichiarazione del vertice di Bucarest del 2008”.
Sembra che ci siano pochi dubbi sul fatto che l’Ucraina fosse sulla buona strada per diventare membro della NATO entro la fine del 2021. Tuttavia, alcuni sostenitori di questa politica sostengono che Mosca non avrebbe dovuto preoccuparsi di tale risultato, perché “la NATO è un’alleanza difensiva e non rappresenta una minaccia per la Russia”. Ma non è così che Putin e altri leader russi pensano alla NATO, ed è ciò che pensano quello che conta. In breve, non c’è dubbio che Mosca vedesse l’adesione dell’Ucraina alla NATO come una minaccia esistenziale che non poteva essere tollerata.
SECONDO, un numero considerevole di individui influenti e stimati in Occidente ha riconosciuto prima della guerra che l’espansione della NATO, in particolare in Ucraina, sarebbe stata vista dai leaders russi come una minaccia mortale che, alla fine, avrebbe portato al disastro.
William Burns, che ora dirige la CIA, ma era l’ambasciatore degli Stati Uniti a Mosca al momento del vertice NATO di Bucarest dell’aprile 2008, scrisse un promemoria all’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice che descriveva succintamente il pensiero russo sull’ingresso dell’Ucraina nell’alleanza. “L’ingresso dell’Ucraina nella NATO”, scrisse, “è la più luminosa di tutte le linee rosse per l’élite russa (non solo Putin). In più di due anni e mezzo di conversazioni con i principali attori russi, dai tirapiedi nei recessi oscuri del Cremlino ai più acuti critici liberali di Putin, devo ancora trovare qualcuno che consideri l’Ucraina nella NATO come qualcosa di diverso da una sfida diretta agli interessi russi”. La NATO, disse, “sarebbe vista … come un lancio del guanto di sfida strategico. La Russia di oggi risponderà. Le relazioni russo-ucraine si congeleranno… Ciò creerà un terreno fertile per l’ingerenza russa in Crimea e nell’Ucraina orientale”.
Burns non è stato l’unico politico occidentale nel 2008 a capire che l’ingresso dell’Ucraina nella NATO era pieno di pericoli. Infatti, al vertice di Bucarest, sia la cancelliera tedesca Angela Merkel che il presidente francese Nicolas Sarkozy si sono opposti all’avanzamento dell’adesione dell’Ucraina alla NATO, perché hanno capito che ciò avrebbe allarmato e fatto infuriare la Russia. Merkel ha recentemente spiegato la sua opposizione: “Ero molto sicura… che Putin non avrebbe lasciato che ciò accadesse. Dal suo punto di vista, questa sarebbe stata una dichiarazione di guerra”.
Per fare un ulteriore passo avanti, numerosi politici e strateghi americani si sono opposti alla decisione del presidente Clinton di espandere la NATO durante gli anni ’90, quando la decisione era in discussione. Questi oppositori hanno capito fin dall’inizio che i leaders russi l’avrebbero vista come una minaccia ai loro interessi vitali e che tale politica avrebbe alla fine portato al disastro. L’elenco degli oppositori include importanti figure dell’establishment come George Kennan, il Segretario alla Difesa del presidente Clinton, William Perry, il suo Presidente del Joint Chiefs of Staff, il generale John Shalikashvili, Paul Nitze, Robert Gates, Robert McNamara, Richard Pipes e Jack Matlock, solo per citarne alcuni.
La logica della posizione di Putin dovrebbe avere perfettamente senso per gli americani, che da tempo sono fedeli alla Dottrina Monroe, la quale stabilisce che a nessuna grande potenza lontana geograficamente è consentito di formare un’alleanza con un paese dell’emisfero occidentale e di dislocare lì le proprie forze militari. Gli Stati Uniti interpreterebbero una mossa del genere come una minaccia esistenziale e farebbero di tutto per eliminare il pericolo. Naturalmente, questo è ciò che accadde durante la crisi missilistica cubana nel 1962, quando il presidente Kennedy chiarì ai sovietici che i loro missili a testata nucleare avrebbero dovuto essere rimossi da Cuba. Putin è profondamente influenzato dalla stessa logica. Dopotutto, le grandi potenze non vogliono che grandi potenze distanti si trasferiscano nel loro cortile.
TERZO, la centralità della profonda paura della Russia che l’Ucraina entri nella NATO è illustrata da due sviluppi che si sono verificati dall’inizio della guerra.
Durante i negoziati di Istanbul, che hanno avuto luogo subito dopo l’inizio dell’invasione, i russi hanno reso palesemente chiaro che l’Ucraina avrebbe dovuto accettare la “neutralità permanente” e non avrebbe potuto unirsi alla NATO. Gli ucraini hanno accettato la richiesta della Russia senza alcuna seria resistenza, sicuramente perché sapevano che altrimenti sarebbe stato impossibile porre fine alla guerra. Più di recente, il 14 giugno 2024, Putin ha esposto due richieste che l’Ucraina dovrebbe soddisfare prima che egli accetti un cessate il fuoco e l’inizio dei negoziati per porre fine alla guerra. Una di queste richieste era che Kiev dichiarasse “ufficialmente” “di abbandonare i suoi piani di entrare nella NATO”.
Niente di tutto ciò deve sorprendere, poiché la Russia ha sempre visto l’Ucraina nella NATO come una minaccia esistenziale che deve essere prevenuta a tutti i costi. Questa logica è la forza trainante dietro la guerra in Ucraina.
Infine, è ovvio dalla posizione negoziale della Russia a Istanbul e dai commenti di Putin sulla fine della guerra, resi nel suo discorso del 14 giugno 2024, che questi non è interessato a conquistare tutta l’Ucraina e a renderla parte di una Russia più grande.