Verso la fine degli anni ’20 nella Repubblica di Weimar incominciò a maturare una crisi economica e sociale profondissima . Generalmente si fa iniziare il collasso del sistema democratico tedesco in concomitanza con il crollo della borsa di Wall Street di fine ottobre 1929, e con la successiva depressione economica che dagli USA si espanse in breve tempo in tutto il mondo. Il ritiro dei capitali statunitensi, dovuto al crollo del ’29, diede il colpo di grazia all’economia tedesca, che già non navigava in buone acque. La crisi, infatti, si era affacciata almeno un anno prima, colpendo principalmente il settore agricolo nelle zone nord-orientali del Paese.
Proprio in quei luoghi, il partito nazista, avendo tratto importanti lezioni dalle sconfitte politiche del precedente decennio, riuscì a sfruttare a proprio vantaggio l’impoverimento degli agricoltori, colpiti dal crollo dei prezzi e dall’incapacità di far fronte ai propri impegni finanziari. La congiuntura negativa, mandando in rovina o al limite della sussistenza larghe fette di imprenditori e di lavoratori della terra, si rivelò essere il perfetto trampolino di lancio per il Partito Nazista (NSDAP) guidato da Adolf Hitler. Un piccolo partitino, prevalentemente ancorato al territorio bavarese e fino ad allora relegato ai margini della destra tedesca, d’un tratto si ritrovò con una nuova e ben più nutrita base di militanti e sostenitori.

In questa fase, oltre agli agrari della Prussia, fu la chiesa protestante tedesca a rappresentare il più valido sostegno dei nazisti. Aiutati dalla maggior parte dei sacerdoti evangelici, i membri del partito vennero fatti sfilare nelle chiese per proporre il loro programma. Sposando abilmente le cause della chiesa e proponendo una retorica antigiudaica mai sopita nel mondo religioso, il partito trovò diverse orecchie tese pronte ad ascoltarlo. Proprio questa particolare situazione diede lo slancio alle fortune hitleriane. I primi risultati si concretizzeranno alle elezioni generali del settembre 1930, che videro i nazisti lasciare le percentuali da prefisso telefonico per arrivare ad un solido 19%.

La disoccupazione cominciò seriamente a farsi sentire tanto da toccare, nei primi anni ’30, addirittura il 31%, i prezzi, conseguentemente, calarono vertiginosamente, e così vennero aperte le porte ad una spirale deflattiva ancor più devastante dell’iperinflazione di otto anni prima.
Quindi, al contrario della vulgata comune, seconda la quale la crisi finale di Weimar sarebbe stata provocata dall’iperinflazione, tesi fallace sostenuta anche da persone che teoricamente dovrebbero essere ben informate, furono la deflazione e la disoccupazione, unite ad una forte instabilità politica, a spingere una parte significativa della popolazione tedesca verso quei partiti che volevano farla finita con la repubblica e la democrazia. Verrebbe da dire: dovremmo fare tesoro delle lezioni del passato, ma prima di tutto bisognerebbe conoscerlo.